Domenica 24, casa del nostro socio di Radio 6023 è stata riempita da “urla”. Il socio in questione è Davide Borello. È stato vicepresidente della radio ed è Dottore in lingue, specializzato in tedesco, laureato all’Università del Piemonte Orientale. Inoltre è perfettamente inserito nell’ambiente punk della zona. Proprio per questo organizza da un annetto, ogni sei mesi circa, a Magenta, un pomeriggio domenicale tutto punk. Nell’organizzazione è stato aiutato da altri individui, tutti amanti dell’ambiente.
Suoni che squarciano le orecchie, grida di dolore, gemiti di terrore. O almeno, questo è quello che potrebbe sembrare ad un ascolto asettico, disinteressato da tutto quello che il punk cerca di trasportare con i suoi suoni secchi e sinceri. Non c’è edulcorazione nel punk, non c’è illusione di un mondo migliore. Se il punk ci sembra difficile da ascoltare, è perché riflette le difficoltà che tutti noi, in un modo o nell’altro, dobbiamo affrontare ogni giorno, in questo non comodo mondo. Alla quarta edizione de “Urla domenicali” si sono incontrate persone che il punk lo vivono, lo fanno, lo ascoltano, lo creano. Artisti italiani e anche stranieri, adulti, super adulti e anche bambini (preservati con cuffie antirumore). Noi di radio 6023 eravamo presenti, e abbiamo recuperato tutte le informazioni possibili per portare queste “urla” anche a voi, in modo tale da poter dare uno spazio risonante a gruppi emergenti, quelli che appunto hanno sonorizzato questa domenica.

Le urla di Irma

Antonio, il batterista, mi parla un po’ della band. L’assetto è composto da altri tre musicisti: Marco alla chitarra, Riccardo al basso e il cantante e Andrea. Il gruppo Irma  è molto recente, nonostante fra di loro si conoscano da una trentina d’anni. Geograficamente toccano le zone di Lodi, Bergamo, Milano, Brescia e Cremona. Dopo il lockdown, particolarmente sentito in quelle zone, appena c’è stato il primo momento per uscir di casa si son ritrovati. Antonio mi confida che inizialmente si sono trovati solo per mangiare. Ma da lì hanno cominciato a trovarsi anche nelle sale prove, in maniera naturale e spontanea hanno tirato su il progetto. Vedendo ma, sopra tutto, ascoltando la band si sente che sono gasati. Si percepisce che l’intento sia quello di trasmettere messaggi attraverso sfogo e svago, attraverso urla. In questo ambiente è importante darsi una mano a vicenda far stare tutti a proprio agio. Il nome del gruppo prende nome da Irma Bandiera: partigiana che sessant’anni fa si è sacrificata per mantenere vivi ideali che ancora oggi persone come Antonio e gli altri componenti delle band, cercano di condividere con la loro musica. Punk, dice il batterista, è un modo per fare politica, dà un segnale alla comunità. Ascoltare, fare punk comporta una certa consapevolezza civile. Non è un pretesto per fare casino, per riempire una stanza di urla. Punk è “darsi una mano, chiedere scusa, chiedere permesso”.

 

Le urla di Irma, foto di Andrea Rivadossi @theandreariva
Batterista de Irma Foto di Andrea Rivadossi @theandreariva
Il frontman de Irma Foto di Andrea Rivadossi @theandreariva

Le urla di Amalia Bloom

Il cantante del gruppo, Tommaso, mi dedica gentilmente qualche minuto per parlarmi della band, composta in tutto da due chitarre, un basso e batteria. Sono in piedi da 6 anni, il progetto più longevo con cui ho parlato. Sono indipendenti al cento percento. Si sono occupati loro stessi anche della post produzione del loro pezzi; le grafiche delle copertine dei pezzi sono realizzate da loro. Sono un gruppo totalmente DIY. Dinamici ed energici, nascono da una fusione con un altro gruppo. Nonostante abbiamo suoni tendenti al rock e al melodico, Tommaso non sente che l’etichetta “punk” sia limitante. In fondo, mi dice, gli ambienti culturali che hanno frequentato da sempre sono per l’appunto punk. A questo punto ho chiesto cosa voglia dire punk per lui, per il gruppo. Il primo punto è “empatia”, e mi ha colpito molto perché non ho mai sentito questa parola affiancata a della musica. Il punk permette di tirare fuori la rabbia, contemporaneamente a chi lo fa e chi lo ascolta. il lato umano è una componente fondamentale del significato di questa parola poliedrica, al punto che è proprio da qua che Tommaso parte per rispondere alla mia vaga domanda. Punk è anche supportarsi e spingersi in avanti a vicenda, collettivamente. Cercare di vedere il lato positivo nelle cose ma soprattutto alzare la voce quando qualcosa non va. Amala Bloom viene dal veneto, e non è stato il più lontano ad aver partecipato alla quarta edizione de “Urla domenicali”. Qui il video della performance di un loro pezzo.
Julian, led guitarist dei Trauma Glow e Chico, il batterista Foto di Andrea Rivadossi @theandreariva
Arthur, frontman del gruppo foto di Andrea Rivadossi @thandreriva
Lucas, Trauma Glow Foto di Andrea Rivadossi @theandreariva

Trauma Glow

Julian chitarra, Lucas al basso, Chico batteria e il cantante/chitarrista Arthur. Il gruppo viene da Vienna formalmente, ma solo Lucas e Arthur sono effettivamente austriaci, Chico è brasiliano e Julian è tedesco. Ho chiesto che significato avesse il nome della band, mi risponde Chico dicendo che hanno volontariamente di avvicinare due parole che fra di loro non centrano molto. “Trauma” si rifà a delle problematiche ognuno di noi ha, per qualsiasi motivo, qualcosa che si porta pesantemente dietro senza riuscir ad affrontarla per liberarsene. Il “glow” invece è la luce, per Chico è correlata con qualcosa che ti fa pensare, andare avanti per raggiungerla. Trauma Glow quindi è l’atteggiamento di speranza che ognuno di noi compie ogni giorno, svegliandosi e alzandosi dal letto per vivere un’altra giornata. Chiedo poi cosa la band cerchi di condividere attraverso le loro canzoni. Arthur mi risponde che è la musica il mezzo, supportato in maniera leggera dal cantato. Sono quindi le due chitarre, il basso e la batteria a veicolare il messaggio all’ascoltatore. Difatti è quest’ultimo a dover dare con la propria immaginazione, con i propri “traumi” e con la propria “luce” l’interpretazione della storia che viene raccontata con la loro musica. Ognuno può immedesimarsi. Questo è l’obbiettivo. La band di per sé fa musica identificabile come Shoegaze, ma ognuno di loro che un background culturale suggellato dal punk. Chico mi confida che secondo lui punk è uno dei modi più fruibili per esprimersi.

A questa edizione de “Urla domenicali” hanno partecipato anche i Put Purana, i Dagerman e i Sacrofuoco. Ma ciò che ho capito da quello che ho ascoltato, è che ognuno di loro fa musica per il piacere, per la necessità artistica di produrla (che cosa voglia dire “arte” poi è un altro argomento). Non ho ascoltato della musica che fosse prodotta per colmare un bisogno di consumo. Mera espressione. Musica fatta per sfogarsi delle ingiustizie che viviamo, oppure dare un mezzo per espiare ciò che ogni giorno ci appesantisce e ci limita.

Punk non è rumore, è empatia.

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