Venerdì 16 novembre alle ore 20:30 e domenica 18 novembre alle ore 16 al Teatro Coccia di Novara andrà in scena Mosè in Egitto, in occasione del 200° anniversario della prima rappresentazione dell’opera al Teatro San Carlo di Napoli. Caduta nel dimenticatoio dopo la nuova versione francese, intitolata Moïse et Pharaon, del 26 marzo 1827, tornò sulle scene nel 1937 per la prima al Grand Théâtre de Monte Carlo e in seguito, nel 1981, con buon successo a Lisbona. L’opera contiene alcune delle migliori pagine di musica che Rossini abbia mai scritto. Senza la sua conoscenza non possiamo sperare di comprendere lo sviluppo di Rossini come compositore e come drammaturgo musicale a Napoli.
La trama:
Poiché il Faraone non ha mantenuto la parola dopo aver promesso di concedere la liberazione dalla schiavitù ai figli d’Israele e il permesso di abbandonare l’Egitto, il Signore ha fatto sprofondare l’Egitto nella tenebra più fitta. Il popolo è terrorizzato ed implora il monarca di liberarli da questa piaga: disperato il Faraone manda a chiamare Mosè, il capo degli Ebrei, e promette loro la libertà se ritornerà la luce. Aronne ricorda al fratello Mosè quante volte il Faraone abbia mancato alla sua parola, ma Mosè, sperando che il debole monarca abbia finalmente capito come sia folle sfidare l’infinito potere del Signore, invoca dall’Onnipotente il perdono sull’Egitto. Mosè agita la sua verga e subito le tenebre svaniscono: l’ordine del Faraone è di partire assieme ai suoi seguaci entro mezzogiorno.
Per comprendere fino in fondo l’unicità di questo lavoro, dobbiamo guardare ai movimenti corali, agli assoli eloquenti e alle possibilità strutturali fino ad allora inimmaginabili. Questi aspetti sono presenti anche in altre opere che Rossini preparò a Napoli dal 1815 al 1822, tuttavia, essi trovano nel Mosè in Egitto la realizzazione ideale, e vengono invariabilmente associate alla storia biblica: la presentazione dei due popoli, ebreo ed egiziano, le piaghe, i miracoli, le preghiere, e il passaggio del Mar Rosso. Nel complesso quest’opera rappresenta un esito straordinario, il cui scopo era quello di dare un forte impulso all’opera italiana a forze orchestrali.
Nella sua forma originale il Mosè in Egitto è un’opera in abito totale, un modo di aggirare la proibizione ufficiale di rappresentare dei lavori laici durante la Quaresima. La condizione di Elcia, una fanciulla ebrea segretamente fidanzata a Osiride, principe egiziano, che il librettista di Rossini, Andrea Leone Tottola ha liberamente tratto dal dramma L’Osiride di Francesco Ringhieri (Padova, 1760), è molto simile ad altri ritratti del conflitto tra amore e dovere, così comuni nel melodramma italiano del tempo. Il giusto equilibrio tra il mondo biblico di Mosè e del suo popolo e questa storia di passione, che si sviluppa alla sua ombra, diventa per il compositore ed il suo librettista il problema artistico centrale.
Per maggiori info: Teatro Coccia