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Per quanti, fra voi studenti e studentesse, l’abbigliamento è una scelta importante? Quanti fra voi devono alzarsi dieci, venti minuti in anticipo per aver del tempo da dedicare alla risposta della quotidiana domanda “Come mi vesto oggi”?
Ogni giorno è un’occasione nuova per sfoggiare magliette, top, camicie, gonne, scarpe, giacche, sciarpe ecc… Ogni giorno ci aspetta un’importantissima scelta, a cui segue una profonda riflessione. Che si tratti di un outfit per una lezione, un’uscita tranquilla oppure per visitare un Museo nella splendida Torino o per sostenere un esame. Indifferentemente dall’occasione, per qualcuno la scelta dell’ “abito” è sempre fondamentale.

Perché è così importante scegliere l’ “abito”?

I motivi possono essere molteplici. Nella nostra società, in primis, è convenzione condivisa da tutti che ci si copra, attraverso l’uso di capi d’abbigliamento. Però questi capi si differenziano moltissimo fra loro, per forma. tipologia di taglio, e per i colori, le stampe, le fantasie che presentano.
Oltre questa convenzione, vestirsi è un modo per affermare sé stessi, il proprio status sociale, il proprio ruolo. Spesso vestirsi parte dal corpo, alcune scelte possono essere prese per coprirlo, per proteggerlo dal caldo o dal freddo, altre invece vengono prese per mettere in risalto/nascondere caratteristiche di quest’ultimo. Si denota la fortissima componente psicologica che influenza questa scelta, più importante per alcuni che per altri.
Vestirsi quindi è caratterizzato da questa dicotomia: da un lato soddisfa questioni di convenzione sociale, dall’altro esaudisce delle necessità individuali e psicologiche.

L’ “abito” per un esame

Arriviamo quindi ad una situazione concreta, ben definita: l’esame orale.

In questa occasione la studentessa o lo studente, si trovano di fronte al docente. La scelta dell’abito è influenzata da due fattori: il docente e la serenità mentale. Ad un esame è fondamentale mantenere la calma e la serenità, per fare in modo che la propria prestazione sia intaccata il meno possibile.

Con questo proposito “come vestirsi” diventa una scelta delicata quanto aleggiata da regole non scritte.

Per esempio, per uno studente mettere la maglietta della Juventus dell’attaccante Dusan Vlahovic, è un’ottima soluzione per mantenere la calma, potrebbe essere per lui di pieno conforto, e magari c’è anche sotto una componente scaramantica. E cosa succederebbe se il docente in questione fosse un accanito tifoso del Toro, o della Fiorentina?

Un altro esempio: una studentessa sceglie di mettere il suo sobrio top di The Notorius B.I.G, un noto rapper americano degli anni ’90, con questo top probabilmente ha la confidence necessaria per rispondere in completa serenità alle domande del docente che la sta esaminando. È plausibile, però, che quest’ultimo sia un apologista di 2Pac, e che quindi disprezzi Biggie come artista; oppure è un femminista radicale, e in quanto tale rinnega artisti che promulgano uno spudorato sessismo nella loro musica.

E se mi presentassi all’esame di fisica con la maglia di W. K. Heisenberg (non l’alias di Walter White della serie tv Breaking Bad)

Perché è così importante scegliere un “abito” non solo adatto per noi?

Nei due casi citati precedentemente viene a galla una semplicissima problematica: se una studentessa o uno studente dovesse avere la libertà di vestirsi con indumenti che tranquillizzano, dovrebbe tener conto dell’altrettanta libertà del docente di recepire il messaggio dell’abbigliamento secondo i propri costrutti socio culturali. Il professore ha tutta la libertà di disprezzare la Juventus o il rapper americano. Certo, non è carino che si faccia influenzare da questioni simili per il giudizio di uno studente ad un esame. Ma come lo studente sceglie un determinato capo per mantenere sotto controllo la sua emotività, non ci possiamo aspettare che un docente possa risolvere la propria emotività, essendo anch’esso influenzabile dalle proprie strutture mentali. È istintivo per entrambi, non tutti hanno la capacità di controllare nel profondo le proprie emozioni.
Forse lo diamo per scontato, ma anche il docente deve impegnarsi per potersi presentare all’esame sereno.

L’abito quindi, non fa il monaco e non fa lo studente. Alla fine ciò che conta ad un esame è la preparazione dello studente, conta ciò che ha comunicato e come lo ha comunicato, ma anche quello che non ha comunicato.
Eppure questo abito può aiutare lo studente a fare il proprio esame in maniera tranquilla, sia per lui, sia per il professore. Alla fine la serenità emotiva è un vantaggio per entrambi.
Considerando che non possiamo aspettarci che gli altri non vengano influenzati dalla nostra libertà, ad un esame è cosa cortese mantenere un abbigliamento che non intacchi l’individualità del professore. All’esame lasciamo che siano le nostre parole a distinguerci, facciamo in modo che siano le parole quell’ “abito” su cui si sta discutendo.

 

A proposito di abbigliamento, sapete come si vestivano nell’età moderna? Ho scritto un articolo su un corso, qui all’Università del Piemonte orientale, che può rispondere a questa domanda.

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