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Chi da bambino non ha mai sognato di calarsi nei panni di Alberto Angela e riportare alla luce inestimabili tesori da tempo sepolti nel terreno? Scommetto che siamo in tanti. Grazie a programmi come “Ulisse” e “Superquark”, il mestiere dell’archeologo ha sempre affascinato tutti noi, fin dai primi anni di scuola, quando iniziavamo a studiare la Storia. Ma avete mai pensato a cosa significhi veramente partecipare a uno scavo archeologico?

Noi di Radio 6023 abbiamo avuto l’opportunità di parlarne con la professoressa Eleonora Destefanis, associata di Archeologia Cristiana e Medievale presso il Dipartimento di Studi Umanistici di UPO, per saperne di più sul recente scavo archeologico di San Genuario nel comune di Crescentino (VC). Quindi, preparatevi a impugnare piccone e cazzuola e seguiteci in questa avventura all’insegna dell’archeologia!

Come è nato lo scavo archeologico a San Genuario?

Prima di tutto facciamo però un piccolo passo indietro: com’ è nato questo scavo archeologico e come si è svolto? La Professoressa Destefanis ci ha rivelato che questo progetto di ricerca è partito ben tre anni fa in seguito ad un bando ministeriale di nome PRIN finanziato da fondi PNRR, guidato dall’Università degli Studi di Pavia e svolto in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera. Questo scavo ha visto inoltre coinvolti diversi enti. Il Dipartimento di Studi Umanistici ha infatti stretto accordi di ricerca con enti territoriali tra cui la parrocchia di San Genuario, il Comune di Crescentino e la sezione piemontese di Archeologia Belle Arti e Paesaggio, l’organo di tutela dei beni sul territorio.

Quali sono state le fasi di questo scavo?

Da un punto di vista operativo prima si è svolta la ricerca dei documenti d’archivio negli archivi diocesani piemontesi, poi lo studio dell’architettura della chiesa medievale ancora esistente. In seguito, gli archeologi hanno realizzato delle indagine geofisiche tramite l’utilizzo di un georadar che ha permesso, senza indagare il terreno, di rilevare preventivamente strutture sepolte. Solo dopo queste tre fasi preliminari ha avuto luogo l’attività di scavo vera e propria, che si è svolta da maggio a luglio.

Cosa è stato rinvenuto dal terreno?

Gli archeologi hanno scoperto dei mattoni risalenti all’epoca romana poi recuperati come materiale da costruzione per la struttura della successiva chiesa medievale. In fase recente è stata inoltre scoperta un’area funeraria, datata tra la fine del Medioevo e i primi secoli dell’Età moderna. Analizzando i resti ossei, sarà quindi possibile ricostruire una piccola storia della comunità locale dell’epoca. In particolare, sarà possibile avere più informazioni tra cui il sesso, l’alimentazione tipica e la presenza di eventuali patologie che hanno lasciato traccia sulle ossa. Con molta emozione la Professoressa ci ha poi rivelato la scoperta di un piccolo rosario ancora presente su uno scheletro.

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Perché uno scavo archeologico proprio a San Genuario?

Si tratta di un luogo poco noto, ma che ha una gloriosa storia alle spalle e che per questo è importante tramandare. San Genuario è infatti il primo monastero documentato dell’intero Piemonte. Esso compare in un documento del 707 d.C. del re longobardo Ariperto II. Da questo documento apprendiamo che Gauderi, un ricco proprietario terriero longobardo, ha fondato questo monastero, per poi donarlo al vescovo di Vercelli. Durante il Medioevo, figure importanti passarono da qui: Lotario, nipote di Carlo Magno, che donò le reliquie del martire Genuario, ma anche l’intellettuale Guglielmo da Volpiano. Egli qui iniziò la sua vita monastica prima di diventare abate di San Benigno di Digione. Per chi fosse interessato ad approfondire la storia di questo luogo sorto lungo le rive del fiume Po, è possibile visitare il sito del Comune di Crescentino, in attesa della pubblicazione di materiale accademico!

A cosa è servito questo scavo archeologico?

Ma ora vi starete chiedendo, “qual è l’utilità di tutto questo?” Ai nostri microfoni, la Professoressa Destefanis ci ha spiegato quanto segue:

Dobbiamo superare una visione economicistica e utilitaristica della ricerca, che sostiene che “con la cultura non si mangia”, e adottare una prospettiva scientifica diversa. La cultura può infatti portare benefici economici a un territorio, e l’archeologia, in particolare, risponde a domande sul nostro passato, stimolando un turismo culturale di qualità. Lo scavo archeologico non solo fornisce risposte, seppur incomplete, sul passato, ma collega questo al presente, rivelando una lunga catena di eventi storici. Inoltre, riporta alla luce la storia di un territorio, rafforzando il senso di appartenenza e la consapevolezza di proteggere il patrimonio culturale locale. Questo specifico scavo è stato inoltre un progetto didattico, ovvero un cantiere scuola per gli studenti del DISUM, che hanno potuto imparare tecniche e metodologie di lavoro archeologico, coltivando una passione consapevole per la loro futura professione.

Abbiamo quindi intervistato il Dott. Luca Fonzetta, studente del Corso di Laurea Magistrale in Filologia Moderna, Classica e Comparata. Luca ci ha rivelato come questa esperienza sia stata particolarmente utile per toccare con mano quello che nei manuali non viene raccontato:

Uno scavo archeologico è un vero e proprio cantiere edile: lavorare otto ore sotto il sole estivo, inginocchiati, manovrando carriole piene di terra e picconi non è per tutti. La partecipazione attiva della piccola comunità di San Genuario e i rapporti creati con altri studenti ed esperti archeologi sono stati però impagabili!

Il valore della ricerca archeologica

L’esperienza dello scavo archeologico a San Genuario ha dimostrato non solo quanto siano importanti la cultura e l’archeologia per comprendere le nostre radici, ma anche quanto sia preziosa la collaborazione e il coinvolgimento comunitario. Nonostante le sfide fisiche, l’entusiasmo e l’impegno degli studenti, con il supporto della comunità e degli esperti, hanno reso questo progetto un successo. È quindi fondamentale continuare a sostenere e valorizzare tali iniziative per costruire un futuro consapevole delle nostre radici e delle nostre storie condivise.

Per ulteriori dettagli, visitate il Mediacentre di UPO, dove presto pubblicheremo il podcast con l’intervista completa alla Professoressa Destefanis e al Dott. Luca Fonzetta realizzata da noi di Radio 6023!

 

 

 

 

 

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