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Sabato 23 e domenica 24 marzo il sipario del Coccia si è aperto per una piece di prosa d’autore, “Regalo di Natale”, con testo di Pupi Avati e regia di Marcello Cotugno. Lo spettacolo per il teatro è tratto dall’omonimo celebre film del regista ed autore Avati, lucido, amaro, avvincente.

La vicenda del palcoscenico, come quella cinematografica, presenta la riunione, nella notte di Natale, di quattro amici di vecchia data i quali si danno appuntamento per una partita a poker alla quale prende parte anche un misterioso ospite, l’avvocato Santelia, ricco industriale con il vizio del gioco e abituato anche a perdere ingenti somme al tavolo.
Il poker, gioco ben conosciuto dai personaggi e rito da celebrare proprio nella notte più simbolica dell’anno, appare come un rito moderno in cui ognuno cerca di apparire ciò che non è, di mistificare se stesso per svelare le debolezze altrui.

I quattro amici, interpretati magistralmente da Filippo Dini (Franco), Giovanni Esposito (Lele), Valerio Santoro (Ugo) e Gennaro Di Biase (Stefano) si ritrovano a fronteggiare non solo le carte, ma anche i loro comuni ricordi di gioventù, le loro debolezze, i loro tradimenti reciproci, le menzogne, gli inganni.
L’avvocato Santelia, interpretato da Gigio Alberti, appare allora come una sorta di “deus ex machina”, come colui che, arrivato al tavolo del poker per essere “spennato” a beneficio dei quattro sodali, dirige veramente il gioco e smaschera la solitudine ed i dolori di ciascuno, gli insuccessi più autentici ed inconfessabili.

Nel testo di Avati si trovano vene di amara comicità, si osservano le penose fragilità di uomini che tentano di mistificare il senso della loro vita, ripercorrendo vecchi rancori e fingendo rinnovata amicizia.
I due atti teatrali alternano, infatti, momenti in cui è sollecitata l’ilarità del pubblico ad altri più cupi e riflessivi. Questo alternarsi di toni e di sentimenti ha pienamente coinvolto anche il pubblico novarese, mostrando che davvero un gioco come il poker può essere metafora perfetta della vita di ognuno.
Si vuole vedere oppure si lascia, si rilancia oppure si rinuncia, si alza la posta oppure si dice basta.
I soldi facili, chimera inseguita dai protagonisti per diverse vicissitudini personali, sono rappresentati dalle fiches del gioco, piccoli pezzi di vite assai complesse e fondamentalmente segnate dalla solitudine, dall’incapacità di costruire autentici rapporti umani.

Gli aspetti amari e dolorosi del testo sono, tuttavia, presentati con convinzione interpretativa dai protagonisti, salutati al termine dello spettacolo da applausi prolungati da parte del pubblico.
Deve essere citata, inoltre, la scelta scenografica molto efficace di Luigi Ferrigno, ove il tavolo da gioco che ruota in diverse fasi della partita a poker, rappresenta anch’essa metaforicamente la ruota della vita, capace di condurre ognuno in un posto diverso o di porlo sotto un’altra prospettiva di luce.
Uno spettacolo di qualità che ha regalato a Novara, lontano dal tempo di Natale, lo stile e le riflessioni di un autore di innegabile valore e talento quale Pupi Avati.

Il sito della Fondazione Teatro Coccia: https://www.fondazioneteatrococcia.it

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